TI RACCONTO UNA STORIA

In una fredda mattina di gennaio mia madre mi mise in una cesta e mi depose davanti al portone del Duomo di Milano, solo che il portone si apriva verso l’esterno e mi sono trovato in mezzo alla strada.
Sono stato raccolto e allevato dai piccioni della piazza, ai piccioni mi accomunano due caratteristiche fondamentali: mi piace viaggiare e adoro appollaiarmi sui monumenti per osservare la gente che passa.
Cresciuto ad apericene a base di riso e panettone, ho bruciato tutte le tappe fino a sfoggiare il dna del polentone perfetto. 
Incarnavo l’apprezzato prototipo del milanese post-pandemico.
La mia vita andava a mille all’ora tra eventi fighissimi, briefing e un sacco di altre cose con il nome inglese che ti rubano le giornate. 
Come in quella vecchia pubblicità di Ennio Doris, con un bastone avevo tracciato intorno a me un fantastico e appagante storytelling nel deserto di relazioni della circonvallazione interna. 
La metropoli con le sue virtù mi sembrava un modello infrangibile.
Ma dopo aver girato due decenni per il mondo sulle rotte dell’innovazione tecnologica ho deciso di mettere tutto in discussione e di trasferirmi al Sud, facendo della Puglia la mia casa.
Mi sarebbe bastato trovare il mare, il sole e la buona cucina.
Ho trovato molto di più: un posto nel mondo, il valore del tempo, una decadente felicità.
Ho trovato la realtà e un nuovo modo di vivere e d’intendere il senso di ogni cosa.
In altre parole, sono diventato terrone… e così ho cominciato finalmente a scrivere quelle storie che non avevo mai avuto il tempo di raccontare.
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